Leggende celtiche fate folletti
La cultura religiosa celtica considerava il mondo, la natura e le sue manifestazioni viventi, immersi in un fluido eterico invisibile nel quale esseri inimmaginabili e senza dimensione – quali déi o demoni – vivevano una eterea esistenza che a pochi mortali era dato cogliere e percepire.
Il mondo delle foreste, dei boschi cupi ed impenetrabili, risonanti di echi lontani; il fulgore della vegetazione rigogliosa pervasa dai raggi solari, i misteriosi baratri fra rocche di pietra ed absidi di basalto erano, per i Celti, il più grande tempio vivente che ospitava la forza magica immanente del creato e dei suoi innumerevoli esseri.
Leggende solari, cupe e terribili superstizioni, saghe arcaiche tinte di terrori e di sangue, lontane gesta d’eroi e di sacerdoti misteriosi testimoniano questa antica fede naturale radicata nel cuore tenace della più avita e misteriosa cultura d’Europa, soffocata dal mondo moderno ma mai doma e sconfitta.
Pressoché impossibile è ricostruire il corpus di dottrine che davano senso e significato a queste antiche tradizioni: il mistero celtico, tramandato solo oralmente e mai per iscritto, è stato suggellato dal silenzio al quale furono ridotti gli sconfitti sacerdoti celti; queste tradizioni parlano, ormai, solo il linguaggio senza tempo ed evanescente delle leggende più antiche.
Tutte le tradizioni d’Europa hanno identificato in siti arcani e forestali i luoghi più profondi di manifestazione dell’Oltremondo pagano, laddove le forse spirituali sottili avrebbero avuto – quasi magica porta sull’invisibile – possibilità di manifestarsi nel caduco mondo terreno.
Le tradizioni celtiche, attraverso le leggende, ci tramandano quasi una mappa di questa geografia sacra di località magiche arcaiche.
Le Fate, oltre che sensuali ed eteree creature femminili, potevano intendersi come elfi o gnomi dotati di prodigiosi poteri, dimoranti in luoghi sotterranei e remoti. Sulla loro origine si hanno svariate e fantasiose interpretazioni: alcuni le ritenevano qualcosa di simile ad “angeli caduti dal cielo”, altri anime dei morti, altri ancora Tuatha Dè Danann (mitica popolazione irlandese cacciata nelle viscere della terra da successivi conquistatori).
Esiste un’affascinante teoria sostenuta, in particolare, dallo studioso di folklore celtico-indoeuropeo J. G. Campbell. Questi esseri sarebbero i superstiti di native popolazioni (ad esempio i Sami della Scandinavia e i Baschi di Spagna) che vennero relegate ai margini dai conquistatori Celti provenienti da Oriente.
Una possibile prova della sovrapposizione tra Fate e popolazioni autoctone sarebbe l’espressione “toccare ferro” contro gli influssi maligni e il mettere ferro nelle culle dei bambini. “Toccare ferro” deriverebbe dall’armamento in metallo dei Celti grazie al quale riportarono la vittoria contro gli originari popoli nativi che ne erano sprovvisti, dando così inizio alla credenza che il ferro tenesse lontano il male. In Scozia si pensava che le loro dimore fossero le shi-en “Le colline delle Fate” (ancor oggi sopravvissute nei detti popolari), non troppo distanti dai villaggi e, quindi, in stretto rapporto con gli uomini. Vicino a Glasgow c’è la Carmylie Hill, un tumulo con il nome “collina del Popolo Incantato” dove, si tramanda, le Fate danzino allegramente durante la notte. Le Fate potevano anche prendere la forma di donne che corteggiavano e venivano corteggiate oppure essere “rapitrici di bambini”, come si tramanda in una leggenda dei MacLeod dell’isola di Skye, luogo fatato per antonomasia. Skye vanta una Fairy Glen “Valle delle Fate” e un complesso di specchi d’acqua e cascate verdi e azzurre di nome Fairy Pools. I popoli celtici hanno arricchito la storia delle loro terre con miti e leggende fin dai tempi più antichi; di queste, presentiamo oggi una delle più affascinanti, la leggenda delle Selkie. Sulle coste a nord dell’Irlanda e della Scozia sono tra le creature mitologiche più cantate.
Chi sono le Selkie?
Come le sirene, anche le Selkie vivono nel mare; a differenza delle prime, però, quest’ultime sono fate dalle sembianze di foca, che una volta tolta la loro pelliccia si trasformano in bellissime donne, in grado di ammaliare qualsiasi uomo si avvicini loro. Non stupisce che una variante della sirena, in questi posti, possa essere una foca; questi splendidi animali sono infatti spesso avvistati dai pescatori e non è raro vederne di stese sugli scogli a prendere il sole.
Molte leggende circa queste creature mitologiche nascono soprattutto in piccoli villaggi di pescatori a nord dell’Irlanda e della Scozia, soprattutto nelle Isole Shetland, dove fin dalle prime popolazioni celtiche ad oggi la popolazione vive di pesca e in simbiosi col freddo mare del nord; la conseguenza di questa comunione col mare è stata, ovviamente, cercare di scoprire quali magie nasconde, e da qui le leggende.
Quello in cui però queste creature differiscono da sirene, kraken o altri esseri mitologici che “popolano” il mare è la loro natura benevola; come potrebbe essere possibile, d’altronde, credere che un animale dolce come una foca possa fare dal male a qualcuno? Le popolazioni nordiche si riferivano infatti ai loro grandi occhi neri come a degli “occhi talmente profondi da riuscire a scavare nell’abisso delle emozioni umane e al contempo a comprendere la profondità e la vastità dell’oceano”.
Possiamo non parlare di Folletti?
È il più popolare folletto d’Irlanda, noto anche come Leith Bhrogan. Per lui molti lasciano un bicchiere di latte sul davanzale della finestra. Il suo ritratto c’è in tutte le botteghe ed i negozi, ed è proprio la sua maschera ad aprire le sfilate nel giorno di San Patrizio. E’ un folletto ciabattino (in irlandese Leith bhrogan, ovvero ciabattino di una sola scarpa) e quando non lavora si dedica solo a fare scherzi. Si burla soprattutto degli avari e costruisce trappole geniali per i ladri. Custodisce molte pignatte piene d’oro, che sposta in continuazione. Per scoprirle bisogna trovare l’inizio dell’arcobaleno. Ha il naso a patata, lungo e con la punta rossa. La faccia è del colore della terra bruciata, l’occhio è malizioso. Porta i capelli lunghi e la barba a punta. E’ gracile ma molto forte, è anche molto sospettoso, per avvicinarlo è consigliabile offrirgli una presa di tabacco .