Tarocchi celtici
La famiglia dei Tarocchi celtici è vasta, variegata e affascinante come la cultura di quei popoli che, tra IV e III secolo a.C., occupavano gran parte dell’Europa.
Tra questi Arcani si trovano espressioni di un mondo che, solo di recente, viene indagato in modo approfondito. In particolare grazie alle scoperte archeologiche e allo studio delle testimonianze degli scrittori latini e dei monaci medievali.
L’armonia con la natura e la capacità di far coesistere gli aspetti materiali e quelli spirituali sono alla base del fascino e dell’influenza che la cultura celtica ha esercitato sui Tarocchi.
Indice
Storia dei tarocchi celtici
All’inizio del Novecento in Gran Bretagna e in Irlanda vi fu un vero e proprio Rinascimento celtico. Questo Rinascimento intendeva recuperare la cultura celtica come origine dell’identità culturale della Gran Bretagna e in particolare dell’Irlanda. Si ricordi, ad esempio, il poeta irlandese William Butler Yeats (1865-1939), membro dell’Ordine Esoterico della Golden Dawn.
A partire dagli anni Settanta, inoltre, numerosi aspetti della cultura celtica vennero individuati in molte religioni alternative e in movimenti spirituali New Age. In particolare, la sacralità del rapporto con la natura, la libertà sessuale e personale e l’estrema spiritualità.
Bisogna, tuttavia, ricordare che troppo spesso gli autori moderni hanno volutamente tralasciato altri aspetti caratteristici della società celtica. Si tende ad ignorare la divisone in caste, la schiavitù, le guerre e le continue razzie. In ogni caso, ciascuno di questi elementi ha contribuito ad influenzare numerosi mazzi di Tarocchi alla fine del XX secolo.
L’alfabeto celtico era basato sugli alberi e composto da 18 lettere, ha ispirato alcuni mazzi di Tarocchi Celtici. Il primo mazzo sembra essere il Celtic Druid Tarot (1977), formato solo da Arcani Maggiori ideati da Tracy Hoover e disegnati da Sue Skell. Per portare a 22 il numero degli Arcani, alle 18 lettere celtiche sono stati aggiunti 4 fonemi anglosassoni.
Risale sempre al 1977 un altro mazzo di 22 carte, il Celtic Tree Alphabet Tarot, realizzato da Jim Cleveland. In questo mazzo ciascuna figura mostra un albero al centro di una scena, che descrive riti magici e divinatori correlati all’alfabeto degli alberi. Riferimenti a questo alfabeto si trovano anche nei Tarocchi Celtici (Milano, 1977). Si tratta di 78 carte ideate da Laura Tuan e dipinte dall’artista Michela Ameli.
In occasione di una grande mostra svoltasi a Venezia nel 1991, I Celti.
La prima Europa, Lo Scarabeo di Torino pubblicò due mazzi di Arcani Maggiori ideati da Giordano Berti e disegnati da Antonio Lupatelli e da Giacinto Gaudenzi. In seguito, entrambi i mazzi furono estesi a 78 carte con il nome rispettivamente di Tarocchi dei Druidi e Tarocchi Celtici. In entrambi i casi, ciascun Arcano rappresenta una divinità o un eroe della letteratura medievale irlandese. Gli elementi di contorno, come le armi, gli albiti e le suppellettili, derivano da fonti archeologiche dell’intera area celtica.
Mazzo dei tarocchi celtici: elenco delle carte
Dalla stessa ispirazione nasce un mazzo che si sviluppa in un modo completamente diverso: si tratta dei Tarocchi dei Celti disegnati dal grande illustratore molisano Benito Jacovitti.
La mitologia celtica viene, invece, vista con gli occhi della spiritualità New Age nelle 78 carte della Celtic Wisdom Tarot (Rochester, 1999) di Olivia Rayner.
In questo caso i riferimenti mitologici comprendono anche la tradizione celtica continentale. L’ultimo nato di questa famiglia è il Druidcrft Tarot di Stephanie e Philip Carr-Gomm e Will Worthington (2007).
Questo mazzo reinterpreta in modo originale gli aspetti della magia druidica celtica alla luce dei significati tradizionali.
La carta Lúg dei tarocchi celtici
Lúg o Lugh (in antico irlandese Lúg, medio irlandese Lúgh, irlandese moderno Lú) è una divinità celtica. Prominente soprattutto nella mitologia irlandese, dove è un membro dei Túatha Dé Danann, è presente anche nella mitologia celtica con il nome di Lugus, e in quella gallese, con il nome di Lleu Llaw Gyffes. I suoi epiteti principali sono Lámfada (dal lungo braccio) e Samildánach (simpolitecnico).
Lúg è un dio sacerdotale e militare che protegge i mercanti, i viaggiatori e i ladri. È associato all’abilità e alla maestria in molteplici discipline, comprese le arti[1]. È anche associato ai giuramenti, alla verità e alla legge, e alla legittima regalità. Per queste ragioni, è stato equiparato sia ad Apollo] che a Mercurio.
Se, nel consulto dei tarocchi celtici,appare diritta, il risultato è chiaro: identifica una persona capace e leale. Con entusiasmo e iniziativa , riesce a compiere progressi. Per se e per altri.
Se appare rovescia, indica incapacità ed imprudenza. Pericoloso per se e per altri.
La carta Damona dei tarocchi celtici
Nella mitologia celtica, Damona era una dea venerata in Gallia come consorte di Apollo Borvo e di Apollo Moritasgo. Mary Jones interpreta il nome di Damona come “Vacca Divina” basandosi sulla sua somiglianza con “damos” o “mucca“. Viene a volte collegata con la dea irlandese Boand. Van Andringa descrive Damona e Bormana come la divinità protettrice delle sorgenti a Bourbonne-les-Bains e a Saint-Vulbas. Sono state trovate circa settanta iscrizioni dedicate a Damona, tra cui nove da Bourbonne-les-Bains e quattro da Bourbon-Lancy, entrambe città termali nella Francia dell’est. In un’iscrizione da Saintes, ha l’epiteto di Matubergin
Se, nel consulto dei tarocchi celtici, la carta appare diritta, rappresenta la sensualità, la fecondità. Una donna serena che trasmette un senso di pace. Esprime una buona capacità di essere una compagna sincera.
Al contrario, se la carta è rovescia, rappresenta una persona che trattiene segreti. Passiva e solo attenta al proprio tornaconto.
In pratica inaffidabile.
La carta Brigantia dei tarocchi celtici
Brigit è probabilmente la Dea più importante per i Celti, tanto che la sua figura sopravviverà all’interno del cristianesimo sotto le sembianze di santa Brigitta, badessa di Kildere.
Il suo nome significa eccelsa e altezza e deriva dalla radice indoeuropea Berg, ovvero fuoco.
già questo fa intuire che Brigit sia una Dea solare, il che non dovrebbe stupire, in quanto sia tra i celti che i germani, il dole aveva nomi femminili.
Un’altra caratteristiche che sottolinea la sua caratteristica solare stà nella sua origine paterna; ella è la figlia del Dagda, un’importante Dio solare dei tuata de Dannan.
Se,nel consulto, la carta appare diritta, identifica una donna dotata di lucidità e capacità di veggenza. Studio e dinamismo.
Se appare rovescia, indica falsità, leggerezza ed ignoranza.
La carta Amaethon dei tarocchi celtici
Amaethon o Amathaon (gallese “grande aratore”) era un figlio di Dôn e una presunta divinità agraria.
Il principale riferimento su Amaethon appare nella prosa medievale gallese Culhwch e Olwen. In una delle impossibili prove che Culhwch deve terminare per avere la mano di Olwen, Amaethon è l’unico uomo che può arare un certo terreno.
Nel poema gallese Cad Goddeu un possibile riferimento cita Amaethon/Amathaon, ma il passaggio è oscuro. Una possibile interpretazione è che lui ruba un cane, una pavoncella e un capriolo ad Arawn, re di Annwn (l’Oltretomba) generando una battaglia tra Arawn e i figli di Dôn. Gwydion usa il suo bastone magico per trasmorfare alberi in guerrieri e aiutare i figli di Dôn a vincere.
In una delle triadi inventate da Iolo Morganwg, Amaethon insegna magia a suo fratello Gwydion (questa triade viene considerata falsa).
Se, nel consulto la carta appare diritta, identifica un’autorità dotata di stabilità e di un notevole senso pratico.
Se appare rovescia indica immaturità, egoismo, orgoglio smisurato e tirannia.
La carta Esus dei tarocchi celtici
Esus o Hesus era una delle divinità maggiori della mitologia celtica, che formava con Toutatis e Taranis la triade divina gallica. È nota principalmente per due statue colossali e per una citazione nella Pharsalia di Lucano. Alcuni lo assimilano al dio della guerra latino Marte, altri invece a Mercurio. Venivano effettuati in suo onore dei sacrifici umani: la vittima veniva appesa a un albero a morire dissanguato. Le due raffigurazioni che lo ritraggono sono la Stele dei Naviganti di Parigi e la Stele di Treviri; in entrambe è rappresentato con l’aspetto di un taglialegna nell’atto di abbattere un albero. In suo onore i Galli Senoni fondarono la città di Jesi (rinominata Aesis dai romani) sulle sponde del fiume Esino allora probabilmente navigabile in quanto il Dio Eso era considerato il protettore del commercio fluviale.
Se, nel consulto ,la carta appare diritta indica benevolenza, protezione, sollievo, diplomazia e saggezza.
Se appare rovescia indica rancore, maldicenza, pigrizia ed intolleranza.
La carta Nemetona dei tarocchi celtici
Era dèa e protettrice dei boschi sacri, dei templi, e dei luoghi sacri, adorata in Britannia, Gallia e Germania, forse invocata per propiziare i rituali. Era associata alle sorgenti terapeutiche, come Coventina e Sulis. A Bath sono state trovate alcune sue raffigurazioni, in una delle quali è rappresentata seduta in trono come una regina, con uno scettro, insieme a Marte, a tre figure incappucciate che sono forse i Cucullati, considerati protettori, e a un ariete.
Il nome associa Nemetona alla tribù celto-germanica dei Nemetes (Popolo del Bosco Sacro). Secondo alcuni, era la Dèa di questo popolo, secondo altri non è affatto sicuro che lo fosse, anzi, può darsi che siano accomunati soltanto l’associazione con il bosco sacro.
Se nel consulto appare diritta, indica innamoramento, dedizione, altruismo ed arte.
Se appare rovescia, indica esitazioni, frustrazioni, tentazioni e fallimento.
La carta Teutates dei tarocchi celtici
Toutatis o Teutates era nella mitologia celtica il dio della guerra, della fertilità e della ricchezza, l’equivalente del dio Marte romano. Il suo nome significa “padre della tribù”, dal touta celtico che significa “tribù” o “gente”. A Toutatis, che è anche conosciuto con i nomi di Albiorix (re del mondo) e Caturix (re della battaglia), erano offerti sacrifici umani per placare la sua ira.
Noto al grande pubblico soprattutto grazie al fumetto Asterix, in cui il gallo che dà il nome alla serie utilizza sovente l’esclamazione “Per Toutatis“, il suo nome è stato utilizzato dall’astronomo francese Christian Polla per dare il nome all’asteroide 4179 Toutatis, che il 29 settembre 2004 è passato a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.
Se nel consulto, la carta appare diritta indica : capacità di autocontrollo,vittoria,volontà,entusiasmo e coraggio.
Se esce rovesciata : sforzi vani, ostacoli, ambizione, inconcludenza.
La carta Arduinna dei tarocchi celtici
Nella mitologia celtica, Arduinna (anche Arduina, Arduinnae o Arduinne) era l’Eponimo nume tutelare della foresta (e regione) delle Ardenne, raffigurata come una cacciatrice a cavallo d’un cinghiale[1] e venerata soprattutto nelle attuali regioni del Belgio e del Lussemburgo ma anche in Francia. È stata identificata con la greca Artemide e la romana Diana
Arduinna è solitamente raffigurata come un’amazzone armata di coltello a cavallo d’un cinghiale.[1] Tuttavia, lo studioso Simone Deyts [3] ha notato che l’identificazione si basa su di una statua in bronzo gallo-romana conservata nel Musée des Antiquités Nationales di Saint-Germain-en-Laye[4] non recante iscrizioni che fu presunta come raffigurante Arduinna dall’antiquario del XIX secolo che la scoprì.[5] Un altro bronzo simile, dalla collezione del Cavalier Richard Payne, si trova al British Museum dal 1824 ma è tradizionalmente identificato come una “Diana Gallo-Romana”. Entrambe le statuette in bronzo sono ora senza testa.
Se, nel consulto esce diritta indica la serenità e il gran senso di giustizia. Stabilità ed armonia.
Rovesciata, indica complicazioni, causa non risolta, abusi e ritardi.
La carta Ogmios dei tarocchi celtici
Luciano di Samosata[1] lo descrive come un uomo anziano, calvo, con un arco e una clava che guida un gruppo apparentemente felice di uomini, attaccati per le loro orecchie alla lingua di Ogmios tramite catene.
Alcuni studiosi pensano che si tratti di una metafora per l’eloquenza, possibilmente relativa alle pratiche dei bardi. Luciano scrive che i Galli associavano lui ad Ercole, ma due defixiones rinvenute in Austria suggeriscono un’associazione con Ermes nella tradizione celtica orientale.
Probabilmente è collegato al dio irlandese Ogma ed è uno dei più stretti paralleli gallici del fratello di Ogma, il Dagda.
Se, nel consulto, la carta e diritta indica saggezza, eloquenza, prudenza e il valore del silenzio.
Se esce rovesciata indica inerzia e regressione. Lentezza,ritardo ed ostacoli.
La carta Dagda dei tarocchi celtici
Nella mitologia celtica si dice che il Dagda guadagnò la propria grandezza “promettendo di fare da solo tutto ciò che promisero di fare gli altri dei del cielo”. Dagda era considerato il dio buono perché a lui venivano attribuiti i miracoli e perché proteggeva i raccolti badando al tempo.
Era rappresentato con una clava in mano, arma magica che, oltre ad essere strumento di offesa, aveva il potere di rendere la vita. Spesso suonava un’arpa dai poteri straordinari, in grado di causare tristezza in chi l’ascoltava e di calmare chi era colto da ira. Altro suo attributo era il calderone della resurrezione.
Se, nel consulto, appare diritta, indica : mutamento, novità, possibilità, dinamismo.
Se appare rovescia: esagerazioni, ostacoli, rischio, inganno.
La carta Smertrios dei tarocchi celtici
Divinità gallica conosciuta in epoca romana da iscrizioni latine e galliche e su un bassorilievo del Museo di Cluny a Parigi, nel quale il dio è raffigurato come una specie di Ercole mentre combatte un serpente. Le iscrizioni lo assimilano talvolta a Marte e tal’altra a Dis(pater). Il suo nome, gallico, grecizzato in Smertrios o latinizzato in Smertullus racchiude in sé la nozione di “previsione, provvisione, provvidenza” e si addice ad un dio che, combattendo i nemici dell’uomo, è portatore di prosperità. Nell’Italia settentrionale esiste un Ercole Mertronnus il cui nome evoca le stesse nozioni.
Se, nel consulto, appare diritta, indica forza, volontà, autocontrollo ed ambizione. Se appare rovescia, indica crudeltà, egoismo, prevaricazione e superbia.
La carta Gwydion dei tarocchi celtici
Nella mitologia e letteratura gallese, Gwydion è un mago, fratello di Gilfaethwy e Arianrhod, figlio di Dôn (matriarca di una delle due famiglie di divinità gallesi), e nipote di Math fab Mathonwy, sovrano e divinità del Gwynedd.Questo personaggio è protagonista del poema Cad Goddeu (La battaglia degli alberi) contenuto nel Libro di Taliesin e incentrato sulla battaglia tra lo stregone-dio e Arawn, divinità dell’Annwn, l’oltretomba celtico. Nel poema Gwydion anima gli alberi di una foresta affinché combattano al suo fianco.
Se, nel consulto appare diritta, indica sacrificio, spiritualità, missione, attesa.
Se esce rovescia, indica stasi, preoccupazioni, noia, illusioni.
La carta Succelos dei tarocchi celtici
Sucellos o Sucellus era un’antica divinità celtica dell’agricoltura, delle foreste e delle bevande alcooliche.
Il suo nome vorrebbe dire colui che batte bene, che lo collegherebbe in maniera molto forte al proprio martello. Sucellos viene mostrato come un uomo di mezza età con barba ed un grande martello come attributo; può reggere una coppa o una patera e viene raffigurato a volte con la moglie Nantosuelta. I Romani identificarono Sucellos con il loro Silvano per via del comune carattere agreste.
Sucellos può anche essere il corrispettivo gallico del posteriore dio irlandese Dagda, anch’esso infatti possiede un maglio, una mazza e un calderone dell’abbondanza. Secondo alcuni studiosi sarebbe poi il Dis Pater gallico, in quanto custode, tramite il calderone, delle ricchezze e in quanto “buon battitore” decisore della vita e della morte degli uomini, come il corrispettivo Dagda.
Dagda inoltre era sposo della Morrigan, Sucellos è raffigurato spesso con la dea Nantosuelta, anch’essa divinità con corvo e simbolo di fertilità e regalità.
Se, nel consulto, appare diritta ,indica destino, malinconia ,iniziazione esoterica, solitudine.
Se appare rovescia, indica rottura, scelta dolorosa, pessimismo, perdita, punizione.
La carta Dancecht dei tarocchi celtici
Nella mitologia irlandese Dían Cécht era un dio della salute, medico e guaritore dei Túatha Dé Danann, figlio di Esarg figlio di Nét. Aveva numerosi figli: fra questi Miach, Ochtriuil e Airmed, tutti e tre medici come il loro padre, ed Étan la poetessa.
Dían Cécht significa “dalla lunga presa”. Aveva come epiteti: Amarcolitanus “dall’ampio sguardo”, Anextiomaros “il grande protettore” e Atepomaros “il grande guerriero” che si ricollegano alla tendenza monoteistica della religione celtica; Borvo (o Bormo) “il ribollente” nelle aree termali; Belenus “luminoso”, Granno (in qualche modo collegato al cigno)
Durante la prima battaglia di Mág Tuired (la Pianura dei Pilastri), che i Túatha Dé Danann combatterono contro i Fir Bolg per la supremazia in Ériu, Dían Cécht e i suoi figli incantarono la sorgente di Slane; ogni guerriero dei Túatha Dé Danann che fosse ferito era fatto immergere nella fonte, uscendone completamente risanato.
Dían Cécht fu anche il guaritore che dotò il re Nuada di un braccio di argento, dopo che questi aveva perso il braccio destro nel duello contro Sreng mac Sengainn, il campione dei Fir Bolg.
Dían Cécht uccise il proprio figlio Miach per gelosia: questi, infatti, era riuscito con incanti a far ricrescere al re Nuada un braccio di carne. Dían Cécht affrontò quindi il figlio, colpendolo alla testa con una spada, tagliando la pelle fino alla carne, ma Miach guarì per mezzo delle proprie arti. Allora Dían Cécht lo colpì di nuovo tagliando la carne fino all’osso, ma Miach si guarì ancora. Dían Cécht colpì per la terza volta arrivando alla membrana del cervello, e ancora una volta Miach rigenerò la propria ferita. Allora Dían Cécht colpì nuovamente tagliando in due il cervello, ferita che era impossibile da curare per le arti magiche dei druidi, e Míach a quel punto morì.
Se, nel consulto, appare diritta, indica : evoluzione, tolleranza, cooperazione, castità, armonia.
Se appare rovescia, indica : instabilità, squilibrio, capricci, freddezza, sterilità.
La carta Cerumno dei tarocchi celtici
Cerumno è una divinità animale, una sorta di signore delle fiere, dal volto enigmatico. lo si vede sempre raffigurato nella posizione del Buddha, con due orecchie da cervo sopra quelle umane. Il suo nome sembra possa derivare da CARNO (cervo) o da CERNO (punta) oppure da KERNIU (soffio di vento); in tutti e tre i casi, i riferimenti alludono chiaramente alla fertilità virile e alle energie dirompenti degli animali durante la stagione degli amori. per questo è considerato il dio delle influenze fecondatrici, quello che con la sua morte e rinascita, mette in moto il ciclo della natura.
Se, nel consulto, appare diritta, indica: istinto, magnetismo, poteri occulti, attrazione, passione.
Se appare rovescia: sconvolgimento, squilibrio, malvagità, lussuria, arroganza.
La carta Taranis dei tarocchi celtici
Nella mitologia celtica Taranis, o Taranus, era il dio del tuono venerato in Gallia e in Antica Britannia e citato, assieme a Esus e Toutatis, dal poeta romano Marco Anneo Lucano nel suo poema epico Pharsalia come una divinità celtica alla quale venivano tributati anche sacrifici.[1] Era associato, come il ciclope Bronte nella mitologia greca, con la ruota e potrebbe aver ricevuto dei sacrifici umani, ma non vi sono certezze.
Molte raffigurazioni di un dio barbuto con un fulmine in una mano e una ruota nell’altra sono state ritrovate presso i galli, dove questa divinità apparentemente era in relazione con Giove.È verosimilmente connesso con l’anglosassone Þunor, il norreno Thor, il germanico Donar, Ambisagrus, l’irlandese Tuireann e il santo Culdee Taran. Il nome Taranis non è stato ancora scoperto dalle iscrizioni galliche, ma ne sono state trovate varianti simili, come Taranucno-, Taranuo-, e Taraino-.[3] Taranis veniva venerato anche nell’area piemontese come Dio del tuono, secondo la leggenda il rumore del tuono era prodotto dalla ruota del carro del dio. (Rùa dél trun)
Se, nel consulto, appare diritta : mutamento, conflitto, cambiamento, rottura, timore.
Se appare rovescia: caduta, errore, sconfitta, rovina, odio.
La carta Sirona dei tarocchi celtici
Nella mitologia celtica Sirona era una dea delle guarigioni. Era associata con le acque termali. I suoi attributi erano i lupi e i bambini. A volte era raffigurata assieme ad Apollo Grannos o ad Apollo Borvo. Era particolarmente adorata presso la tribù gallica dei Treviri.
Il nome della dea è scritto nelle varie forme Sirona, Đirona, Thirona indicando qualche difficoltà nel rendere il suono iniziale nell’alfabeto latino. La lettera Đ è il Tau Gallicum, una lettera usata nelle iscrizioni galliche per rendere il suono st- o ts-
La diffusione del culto di Sirona è attestata da fonti epigrafiche (iscrizioni) e da rappresentazioni artistiche (sculture, statue). Era venerata principalmente nella Gallia centro-orientale e lungo il limes danubiano. Alcuni siti sono stati scoperti anche in Aquitania, Bretagna e uno in Italia.
Se, nel consulto, appare diritta indica : fortuna, speranza, ottimismo, serenità, amore.
Se appare rovescia : contrattempo, frustrazione, dubbi, sfortuna.
La carta Manannan dei tarocchi celtici
Nella mitologia irlandese, Manannan mac Lir era il dio del mare e del tempo atmosferico. Normalmente lo si considera uno dei Túatha Dé Danann, benché alcune tradizioni lo vogliano più antico di essi. Era considerato anche il sovrano dell’oltretomba, re del Mag Mell e di Tír na nÓg.
Il suo vero nome era Orbsen od Oirbsen. Il nome Manannan deriva da un nome arcaico dell’Isola di Man, mentre il suo patronimico mac Lir aveva un significato metaforico di “figlio del mare (Ler)”: le genealogie tramandano che suo padre fu Allód, e non – come si potrebbe pensare – Lir della celebre storia dei Figli di Lir.
Manannan possedeva molti oggetti dotati di proprietà magiche.
Donò a Cormac mac Airt il calice della verità; la sua nave, An Sguabair nan Tuinn (“spazza onde”), navigava senza bisogno di vele; aveva un mantello che rendeva invisibile chiunque lo indossasse, un elmo fiammeggiante, una spada chiamata Freagairiche (“colei che risponde”) che non poteva mai mancare il bersaglio. Possedeva inoltre un cavallo di nome Enbarr che poteva cavalcare sulle acque come sulla terraferma.
Se, nel consulto, appare diritta indica: inconscio, fantasia, popolarità, femminilità.
Se appare rovescia: inquietudine, tristezza, pregiudizi, pigrizia.
La carta Belenos dei tarocchi celtici
Belenos = lo splendore, il pulito, il dio del sole
(Galli) Epiteto dell’Apollo dei Galli. Il Dio è collegato al fuoco come elemento trasformatore. .Dio della luce, protettore delle pecore e del bestiame. Sua sposa è la dea Belisama. Sono figure assimilabili alle divinità classiche Apollo e Minerva. Assimilabile al Dio irlandese Lugh, e al Dio Gallese Llew.
Beleno (Belin) è il Dio solare e luminoso, protettore delle pecore e del bestiame, ed è ritenuto uno degli antichi dei celtici più diffusi in Europa. Il poeta gallo-romano Ausonio di Bordeaux nel VI sec d. c. afferma che anche a Bordeaux, oltre che ad Aquileia e in altre zone d’Europa, c’era un tempio dedicato al Dio Beleno.
Se, nel consulto ,appare diritta, indica : calore, affetto, felicità, allegria, fortuna.
Se appare rovescia, indica: oscurità, disarmonia, sfortuna, bugie.
La carta Epona dei tarocchi celtici
Epona è una figura della religione celtica passata poi alla religione romana, era la dea dei cavalli e dei muli. La presenza della cornucopia che, in alcuni casi, costituisce un simbolo tipico di questa divinità, pone ancora più in rilievo la sua funzione di protettrice e dispensatrice di doni e fertilità.
È verosimile l’esistenza di una dea pre-romana con le medesime attribuzioni, ma Epona era una divinità di origine gallica e il suo nome è celtico.
Taluni la indicano come incarnazione di un antico culto in onore dei cavalli, comune ai popoli venuti dalle praterie dell’Asia centrale, che si espansero lungo la valle del Danubio in Europa centrale ed occidentale.
Se, nel consulto appare diritta, indica : cambiamento, evoluzione, successo, conquista, guarigione.
Se appare rovescia indica: incertezza, delusione, frustrazione, crisi.
La carta Artio dei tarocchi celtici
Artio è la dea celtica della caccia e dell’abbondanza (sul cui conto oggi si sa molto poco), spesso raffigurata con le sembianze di un’orsa, oppure insieme a questo animale.
e è un esempio la scultura in bronzo proveniente da Muri, nei pressi di Berna (nome che significa orso) in Svizzera, che mostra un grande orso, dietro al quale c’è un piccolo albero, che sta di fronte a una donna seduta su un carro. Quest’ultima sembra tenere sul grembo dei fiori e della frutta, che serve forse a sfamare l’animale[1][2], e nella mano destra regge una tazza. La scultura poggia su una grande base rettangolare in bronzo con un’iscrizione
Se, nel consulto, appare diritta, indica: perfezione, pienezza, ricompensa, felicità.
Se appare rovescia: timore, imperfezione, ostacoli, avidità.
La carta Cuchilainn dei tarocchi celtici
Figlio del dio Lúg e di Deichtine, sorella del re dell’Ulster, nasce col nome di Sétanta ma conquista il nome con cui è più noto da bambino, dopo aver ucciso per difendersi il feroce cane da guardia di Culann, offrendosi in sua vece finché non sarà in grado di dare un risarcimento adeguato. All’età di diciassette anni difende da solo l’Ulster dalle armate della regina Medb del Connacht nell’epico Táin Bó Cúailnge. Gli viene profetizzato che le sue grandi imprese gli garantiranno fama eterna ma che la sua vita sarà molto breve (cfr. riferimento al mito greco più antico di Achille).
Combatte sul suo carro da guerra, guidato dal fedele auriga Láeg e trainato dai cavalli Liath Macha e Dub Sainglend. Diviene famoso per la sua frenesia in battaglia (rìastrad), le cui modalità permettono il paragone con la figura del Berserkr della mitologia norrena.
Se, nel consulto, la carta appare diritta, indica : furore, egoismo, entusiasmo, impulsività, indipendenza.
Se appare rovescia: vuoto, caos, immaturità, incoerenza, esibizionismo.